Der Blick, der ans eine Schöne sich verliert, ist ein sabbatischer. Er rettet am Gegenstand etwas von der Ruhe seines Schöpfungstages. […] Fast könnte man sagen, daß vom Tempo, der Geduld und Ausdauer des Verweilens beim Einzelnen, Wahrheit selber abhängt.

Lo sguardo che si perde nella bellezza di un singolo oggetto è uno sguardo sabbatico. Esso salva nell'oggetto un po' della quiete del giorno in cui è stato creato. […] Si potrebbe quasi dire che la verità stessa dipende dal contegno, dalla pazienza e assiduità con cui si indugia presso quel singolo oggetto.

Theodor W. Adorno

sabato 18 gennaio 2014

Jana Sterbak «Human condition: the limits of our freedom»
Galleria Raffaella Cortese, Milano
dal 29/11/2013 al 8/2/2014

Jana Sterbak, Cones of fingers, 1979-1995
fotografia b/n, 51×36 cm, Ed. 15
Courtesy Galleria Raffaella Cortese e l'artista

La cultura ceca, attraverso figure di spicco della letteratura nazionale come Kafka, Hašek e Čapek, le ha insegnato, fin dall'infanzia, che la vera libertà è possibile solo nell'immaginazione. Per questo, l'arte di Jana Sterbak sposta i confini del consentito e radicalizza il gusto per l'assurdo.


Jana Sterbak, Uniform, 1991
Courtesy Galleria Raffaella Cortese e l'artista

I lavori in mostra da Raffaella Cortese offrono una panoramica sui topoi della sua ricerca artistica, sempre in bilico tra forti contrasti concettuali e stringenti dicotomie estetiche. Gli strambi oggetti e i nocivi marchingegni del suo repertorio provocano attrazione e al contempo repulsione, seducono e spaventano, ricordando, grazie a un raffinato linguaggio metaforico, quanto la nostra esistenza dipenda dalle ambiguità, costrizioni e disfuzionalità del corpo, innate, indotte dal potere o autoimposte dal soggetto stesso. Nell'allestimento milanese, opere molto esplicite sul piano visivo perdono tuttavia la loro aggressività e risultano delicatamente poetiche.


Jana Sterbak, Distraction, 1992
fotografia a colori, 49×36 cm, Ed. 10
Courtesy Galleria Raffaella Cortese e l'artista



***articolo pubblicato in www.artribune.com, 9 gennaio 2013***